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YAO MING
Nella fabbrica di campioni giganti voluta da Mao

di Vito Taormina

<Sono Yao Ming. Così mi chiamano tutti, ma in America la maniera giusta sarebbe Ming Yao, perché Yao è il mio cognome>. Con queste candide frasi Yao Ming, 25 anni, astro cinese della Nba, dà inizio a Yao: a life in two words, spontanea autobiografia che ha commosso gli sportivi americani. Ma un nuovo e controverso libro appena uscito negli Stati Uniti, dal titolo Operation Yao Ming, sta riscrivendo la storia del gigante-buono di Shangai. E si tratta di una vera e propria revisione storica. Il pivot di 2,26 metri, pilastro degli

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Houston Rockets, sarebbe infatti il prodotto di un esperimento genetico del governo cinese: un gigante-cavia destinato a diventare campione prima di nascere.

 

Parola di Brook Larmer, ex corrispondente da Shangai del settimanale Newsweek. Il giornalista, nella sua biografia di 352 pagine, traccia un avvincente intrigo internazionale che inizia ai tempi della Cina maoista e si conclude nell'era della globalizzazione. Ovvero quando il multimilionario Yao Ming, ormai compiuto il "grande salto in avanti", diventa il più famoso cinese vivente. Proprio come programmato dal vecchio regime. E da sua madre, Fang Fengdi.

 

Tutto comincia la sera del 12 settembre 1980. All'ospedale numero 6 di Shangai viene alla luce un neonato dalle proporzioni gigantesche: pesa il doppio del normale, il cranio è squadrato, gli arti sembrano quelli di un bimbo di tre anni. Ma Fang Fengdi, un'amazzone di 1,86 e suo marito, Yao Zhiyuan, un colosso di 2,08, non restano sorpresi. I genitori sono infatti due ex stelle della pallacanestro cinese e sanno bene che il neonato è il dolce frutto di un piano perfetto. <L'esperimento non aveva nome> scrive Larmer nella sua biografia <ma era stato messo in moto quando il presidente Mao Tse Tung esortò i suoi seguaci a incanalare i giovani più geneticamente dotati dentro la nascente macchina sportiva cinese>. Come conferma Wang Chongguang, compagno di squadra di Yao Zhiyuan e poi allenatore del giovane Yao Ming: <Abbiamo aspettato l'arrivo di Yao Ming per tre generazioni. Ecco perché penso che dovrebbe chiamarsi Yao Panpan, il Tanto Atteso Yao>.

 

Nel 1965, all'età di 15 anni, la madre del campione della Nba era infatti l'adolescente più alta della città. <La statura di Fang Fengdi attirò l'attenzione dei dirigenti dello Sport di Shangai> scrive Larmer <che andarono a fare una visita inaspettata alla famiglia>. Profetizzarono: <Vostra figlia porterà gloria allo sport nazionale>. Fu così che Fang Fengdi venne cooptata dal regime. Il rigore degli allenamenti di basket era punitivo mentre il <danwei> (il posto di lavoro) controllava ogni particolare della sua esistenza. Tanto che a 17 anni, Fang Fengdi si arruolò nei <piccoli generali> delle Guardie rosse. E diventò una delle soldatesse più temute dai dissidenti.

 

La fine della rivoluzione culturale rispedisce Fang Fengdi sui campi di pallanestro e nel 1976 la donna, dopo la storica vittoria contro la Corea del Sud ai Giochi asiatici, diventa un simbolo nazionale dello sport cinese. Quando a 28 anni si ritira dall'attività agonistica, la attende un nuovo nobile compito: il passaggio dei geni. L'obiettivo: creare un supercampione.

 

<La responsabilità per combinare i matrimoni fra ex atleti spesso ricadeva sugli allenatori> racconta la biografia. <Le ragazze trascorrevano più tempo con noi che con le loro famiglie. Chi altro avrebbe potuto assicurarsi che tutto fosse ok?> riassume Wang Yongfan, ex numero uno dell'Istituto dello Sport. Il marito scelto dai funzionari cinesi fu Yao Zhiyuan, altro campione di basket.

 

A 13 anni Yao Ming è già alto due metri. Le autorità di Shangai gli impongono di lasciare la casa dei genitori e di trasferirsi negli appartamenti dell'Istituto dello Sport. Dove per 8 anni viene sottoposto a brutali allenamenti, sotto la stretta sorveglianza di istruttori e scienziati. Oggi confessa: <La pallacanestro non mi piaceva, volevo fare l'archeologo, ho continuato per rispetto nei confronti dei miei genitori>. Nel 2002 Yao è ormai l'idolo del basket cinese. La Nba fiuta giusto e importa il gigante-buono negli Stati Uniti con i soldi della Nike, l'approvazione del governo cinese e la benedizione della madre-manager. Che ora si gode le gesta del figlio, insieme con suo marito, in una villa per giganti di un esclusivo sobborgo di Houston.

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